Sempre a fronte alta – Calia e simenza

La prestazione offerta dai rosanero a Terni, è stata abbastanza mortificante per tutti, a cominciare dai diretti protagonisti, che sono scesi in campo e che quasi non si sono curati neanche di sudare la maglia, andando incontro alla quinta sconfitta nelle ultime sei partite disputate.
Nonostante i propositi di risveglio e di rinascita sbandierati ai quattro venti, la squadra è apparsa spenta, abulica, disorganizzata e sfilacciata e questo già dai primi minuti, non da quando è stato subito il primo gol.
Alla termine della partita , gli oltre 400 tifosi accorsi per sostenere il Palermo, hanno richiesto un chiarimento con la squadra e la pazienza si è andata giustamente a farsi benedire. Cosicchè l’urlo di battaglia che si è levato dagli spalti è stato : Vogliamo sangue e sudore!! Uno dei principali imputati per le delusioni accumulate in questo avvio di campionato, è divenuto Di Mariano, in quanto palermitano doc, che avrebbe dovuto trascinare i suoi compagni verso ben altro atteggiamento in campo ed invece non l’ha fatto, non l’ha voluto fare e non l’ha saputo fare, omettendo quel senso di appartenenza che in lui – in quanto palermitano – dovrebbe essere maggiormente evidente.
Proprio da un ulteriore battibecco tra lo stesso Di Mariano ed i tifosi, è scaturito il refrain cult della giornata con il più classico invito rivolto al giocatore di “…andare personalmente a vendere calia e simienza!!!”
Il tutto mentre il mister era già negli spogliatoi e la squadra, da sola, raccoglieva fischi e pomodori maturi, dai propri fans!!
Aldilà di questa veloce ricostruzione dei fatti, è doveroso porre a chi mi segue, delle semplici riflessioni, che dovrebbero servire a capirci qualcosa in più, anche sul prossimo da farsi.
Punto primo: come già affermato dal sottoscritto, in precedenti articoli, la squadra ha un organico forte ed i giocatori arrivati non si discutono. Di certo non è una squadra imbattibile, in grado di arrivare prima, ma neanche di raccogliere 7 punti in questo avvio di campionato, collezionando ben 5 sconfitte ravvicinate. Di sicuro, molti elementi come Stulac, Saric , Segre, Di Mariano, etc…., non stanno rendendo al meglio delle aspettative ma questo potrebbe derivare da un assetto in campo non ottimale. In altre parole, il loro scarso rendimento, deriva da una infelice interpretazione degli schemi voluti dal mister. Non è chiaro per loro, cosa, quando e dove fare, quello che gli viene detto? Oppure è errato in partenza lo schema che gli viene richiesto di adottare perché, per caratteristiche personali, non debbono giocare così?
Punto secondo: esiste uno spogliatoio unito oppure le frizioni derivanti anche dai moduli di gioco adottati ( o meglio tentati di adottare) tra giocatori e mister, ha creato un clima di strafottenza, che determina anche uno scarso impegno? Certo, in campo non si vedono maglie sudate e comunque non si vedono coralità di sacrificio e di impegno, ma è come se si giocasse a strappi, sull’impeto di un nervosismo crescente, che a volte si trasforma in paura di giocare la palla o di imbastire un’azione.
Doveva Manchester servire pure a questo e cioè a schiarirsi le idee ed i rapporti interpersonali e la stessa situazione di partenza è degenerata per improvvidi paragoni con il perfezionismo inglese?
Punto terzo: gli errori e gli orrori sino ad ora compiuti sul campo, sono sembrati ripetitivi. Come mai nessuno se ne accorge e si cerca di porre rimedio ad essi? Sono le caratteristiche dei giocatori errate e quindi non ci si può far nulla o forse qualcuno – a cominciare dal mister o dagli stessi giocatori, – non si rendono conto di sbagliare e continuano a credere che il tutto sia frutto di circostanze negative?
Punto quarto: ma un allenatore o un giocatore che gioca male e non raccoglie risultati positivi, quanto tempo pensa che possa resistere la piazza a non contestare a pieni polmoni? Sia il mister che i giocatori, hanno capito che hanno distrutto un patrimonio di entusiasmo e di speranza e che tale situazione si sta velocemente trasformando in una polveriera pronta ad esplodere, che quanto meno significherà, nell’immediato, un calo drastico di presenze sugli spalti?
Punto quinto: ma questo assetto societario che prevede una guida da lontano della proprietà, ha previsto una figura che possa alzare la voce negli spogliatoi, nel momento in cui tutto va a scatafascio? Se l’allenatore non ha la personalità di prendere a pedate a qualcuno, esiste qualcun’altro che lo possa fare? Chi dà supporto alla proprietà con una presenza “ pesante” negli spogliatoi e chi relaziona in tempo immediato se c’è qualcosa che proprio non va?
Punto sesto: quanto tempo occorre alla dirigenza per capire se la situazione in atto è redimibile o meno, dopo che per scegliere un allenatore ci sono voluti quaranta giorni e passa, e considerato che le partite si susseguono ed i punti in classifica non crescono?
Punto settimo: E’ dovere del mister assumersi in prima persona le responsabilità di quanto accade, “anticipando” la squadra sotto la curva dei tifosi o è giusto che lui vada negli spogliatoi mentre i giocatori vengono fischiati? Il disco delle interviste finora ascoltate che ha rilasciato l’allenatore è sembrato ai più monotematico ed ad unica tonalità. Questo per scelta sua o per il suo stesso convincimento che in effetti ci siano addirittura dei passi avanti compiuti nel corso del tempo?
Punto ottavo: cosa debbono e possono fare i tifosi in questo momento? C’è chi parla di diserzione dagli spalti; chi di ulteriore dimostrazione di fiducia, con sostegno ad oltranza; chi di richiesta di sostituzione immediata del mister; chi di punizione dei giocatori eventualmente ribelli…Insomma, il caos assoluto, fondato sulle ipotesi più disparate che addirittura mettono in discussione l’avvento, la gestione e la programmazione della nuova proprietà!!
Tutto opinabile e discutibile all’inverosimile, ma di certo, l’ambiente degli stessi tifosi, ha bisogno di una scossa anche al suo interno, per evitare di alimentare ulteriori fratture insanabili.
Finito il tempo della carota è tempo quindi che, anche il bastone ( o la clava), faccia la sua parte, comparendo in maniera evidente nelle mani di chi continua a spendere sacrifici, soldi e tempo a sostegno di una causa, basata esclusivamente sull’amore e sulla passione per una maglia unica nel suo genere.

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