“Siete sempre un pubblico di merda…”

Così recitava un coro che veniva intonato dalla curva nord negli anni in cui una parte del pubblico, apparentemente scontento per la prestazione offerta dai rosa, fischiava la squadra. 

Era il Palermo dei vari Cavani, Pastore, Corini, Dybala. Era un pubblico dalla bocca buona, troppo ben abituato dai recenti fasti della nostra società, un pubblico dalla memoria corta che però riempiva la Favorita anche negli anni ‘90, quando di progetti non c’era nemmeno l’ombra, ma c’era la passione, l’attaccamento, l’appartenenza. Quello stesso pubblico che oggi quei progetti li pretende, come se fossero dovuti, e li utilizza come scusa per non andare allo stadio, per non sostenere i propri colori, oppure come pretesto per fischiare una squadra che ha dato l’anima per 90’, passandone circa 70 nella metà campo avversaria, in una situazione di totale incertezza societaria, che per un puro caso non ha trovato il goal e la vittoria. Insomma…”un pubblico di merda”. 

Che poi, spesso e volentieri, quel “pubblico di merda”, giustamente additato dagli ultras in quegli anni (che ormai sembrano un miraggio), è diventato un pubblico di telespettatori, tifosi da tastiera o da divano, che non ricordano nemmeno il colore dei sediolini dello stadio. Come topi per primi hanno abbandonato la nave, prevedendo un’imminente catastrofe. Ok, previdenti. Ma pur sempre topi. Ed i topi, specie quelli di fogna, nella “merda” sono abituati a viverci e sguazzarci. Ed in quella merda, con i loro artigli, alcuni, anzi, molti giornalisti cercano di agguantare quei malcapitati topi, fagocitandone le ultime flebili speranze. Succhiandone via l’ultimo barlume di passione, di attaccamento, di appartenenza. Affamandoli ed aizzandoli l’uno contro l’altro. 

E di quel pubblico di “malati”, di inguaribili ottimisti, di instancabili sostenitori dei nostri colori che negli anni 90, senza un barlume di progetto, gremivano gli spalti del nostro stadio, ormai è rimasta solo una flebile fiammella che però, nonostante la pioggia battente ed incessante, non accenna a spegnersi! 

Speriamo che l’appello disperato di un uomo simbolo della squadra che, quasi in lacrime, implora tutti di non abbandonare lui e i suoi compagni in un momento così complicato venga accolto da tutti e che la fiammella torni ad essere un braciere ardente, un incendio indomabile!

Dimostrate che NON SIETE “un pubblico di merda”.

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